“90 euro per la sicurezza e l’efficienza di una caldaia domestica non sono assolutamente tanti e vi spieghiamo perché”. Così il responsabile regionale del settore impianti Antonio Chiappini di Cna risponde alle accuse lanciate dalle associazioni dei consumatori su Il Tirreno, relativamente a quello che è stato bollato come il “balzello dei controlli”: “Dietro quella mezzora di lavoro all’interno di un appartamento per la manutenzione periodica di una caldaia – tempo proprio minimo necessario quando va tutto davvero bene nel corso dell’intervento – ci sono molti fattori che influiscono nella determinazione del costo; anzitutto i controlli non possono essere fatti dal primo che passa, ma serve preparazione tecnica ed il continuo aggiornamento che i manutentori regolari devono svolgere per poter operare tanto sulle caldaie più vecchie che sugli ultimi modelli sempre in evoluzione; c’è il tempo per la parte burocratica che l’azienda deve svolgere in ufficio al termine dell’intervento per trasmettere agli enti i dati delle certificazioni eseguite; ci sono i tempi di spostamento e tutti gli oneri per la regolarità del lavoro del personale tecnico; ma soprattutto c’è l’enorme responsabilità che le ditte si assumono nel certificare l’idoneità dell’impianto non solo come efficiente ma sicuro”. “E’ proprio su questo aspetto – aggiunge Dario Talini coordinatore degli impiantisti di Livorno – che le associazioni dei consumatori si dovrebbero concentrare, per non trovarsi a piangere e a cercare responsabilità nelle paginate dei giornali quando le caldaie si trasformano in killer silenziosi o in bombe devastanti; perché è solo allora che ci si ricorda dell’importanza di svolgere controlli attenti, scrupolosi, puntuali e periodici sugli impianti da parte di tecnici abilitati.
In questi anni in cui in molti comuni sono stati fatti programmi intensivi di controlli, la sicurezza nelle case è aumentata ed il numero degli incidenti è sceso enormemente. Sulla periodicità degli stessi sono le case costruttrici a dettare legge, ma dove queste non si pronuncino, prudenza vuole che l’impianto sia manutenuto con cadenza annuale. E la cifra media richiesta dai manutentori è rimasta da anni la stessa, nonostante i costi aziendali siano tutti in aumento. Manca purtroppo invece la cultura della prevenzione, fattore di cui in Italia ci si ricorda solo al momento delle tragedie”.